Il CANTO come via all’ECUMENISMO
(Da un articolo comparso nell’Osservatore Romano il 18 gennaio 2023)
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt. 15,18)La frase evangelica vale ovviamente non solo per le persone fisiche, ma a maggior ragione per le chiese.
Il canto è uno strumento valido : la liturgia di San Giovanni Grisostomo, usata dalla maggior parte delle Chiese Orientali, ed i riti dell’Occidente cattolico hanno alcuni canti in comune. Inoltre testi cattolici sono entrati nel culto di chiese evangeliche e canti provenienti da queste accompagnano il culto cattolico. L’esigenza di riunirli va facendosi strada sempre più.
Nella liturgia degli ortodossi greci, slavi, ecc. ed anche dei cattolici uniati, la specie eucaristica è il pane, non l’ostia- La preparazione di questo, ossia il taglio in pezzetti, avviene prima della celebrazione in un apposito rito, detto Proskomidia, su un altare laterale. Durante questo i fedeli o il coro cantano la “Doxologia megali” o “Grande acclamazione”. E’ un canto in 16 strofe; le prime 6 coincidono con il “Gloria in excelsis” delle liturgie occidentali. Invece il “Trisaghion”, l’acclamazione “Tre volte santo”, che nelle liturgie orientali precede le letture, è entrata nel Rito Romano solo nella Messa dei Presantificati del Venerdì Santo, oltreché nell’ufficiatura. Nel Rito Ambrosiano il canto dopo il Vangelo nel Giovedì Santo “Del tuo mistico convito fammi oggi partecipe…” coincide esattamente con il più frequente canto alla comunione del Rito Greco. Infine comune ai riti cristiani di origine latina o greca, vero ponte tra Oriente ed Occidente, è l’acclamazione che precede la Consacrazione: “Santo, Santo, Santo è il signore degli eserciti…”
In Occidente il canto costituisce un vero veicolo di unione tra Cattolicesimo e Protestantesimo e l’esigenza di riunire i repertori è sempre più manifesta.
Nel 1819 lo scrittore e poeta tedesco Ernst Moritz Arndt (1769 – 1860) scriveva: “Intendo un libro dei canti per tutti i cristiani, senza distinzione di particolare confessione…un libro che contenga tutto quello che negli ultimi secoli i cantori cristiani hanno realizzato con pio slancio e fervente entusiasmo… poiché tutti sperano la salvezza eterna nell’Unico Nome di Gesù Cristo”.
Con la Riforma si ebbe nel mondo protestante la liturgia nella lingua parlata; numerosi canti del repertorio latino furono tradotti nelle lingue volgari. Lutero stesso comprese tra i suoi “Canti Spirituali” le traduzioni metriche di 5 inni liturgici e 3 sequenze. Altri poeti e compositori tradussero testi latini in tedesco, inglese, francese e nelle lingue scandinave.
Nell’area germanica esistevano già centinaia di canzoni religiose in volgare (studi recenti ne hanno catalogate quasi 300); molte restarono in uso, sia in campo protestante che in quello cattolico, costituendo una inconsapevole unità musicale. Tra il XVI ed il XVIII secolo la composizione di nuovi canti si diffuse a macchia d’olio e nacquero canti di ogni genere e di ogni livello, alcuni ispirati e profondi, altri solo retorici. Comunque nell’uso cattolico ne entrarono quasi 3 mila, in quello protestante circa 20 mila.
Il permearsi dei due repertori fu un fenomeno spontaneo; ciò fece sentire l’esigenza di manuali comuni per i fedeli delle varie confessioni.
In Germania nel 1969 nacque il gruppo di lavoro interconfessionale AOL, La meta prefissata di un libro di canti ecumenico non si è ancora raggiunta, ma nei manuali delle singole chiese oggi sono riportati i canti comuni con le altre confessioni. Nei libri di canto delle Chiese Evangeliche tedesche figurano quasi 200 canti comuni anche al repertorio cattolico. Quest’ultimo è raccolto nel manuale “Gotteslob” (la lode di Dio), realizzato nel 2013 e divenuto un autentico bestseller con 4 milioni di copie vendute, essendovi anche l’uso di regalare questo volumetto ai ragazzi e ragazze al momento della Cresima. Nel libro figurano ben 145 canti ecumenici, ossia comuni anche ad altre confessioni. Altri 35 sono “parzialmente ecumenici”; ciò significa che nei repertori non cattolici compaiono solo alcune strofe del testo.
In Svezia ed in Svizzera
In Svezia gli sforzi di vari “apostoli dell’ecumenismo”, come il pastore Anders Frostenson (1906 – 2006) ed i suoi collaboratori, portarono all’uscita nel 1986 del “Libro svedese dei salmi” (Den svenska psalmboken), comune alla Chiesa Cattolica e ad 11 altre chiese o movimenti dell’area protestante
Nel volume figurano 700 canti: 325 sono comuni a tutte le confessioni partecipanti, mentre i restanti sono di una o alcune di esse. Il libro ebbe grande successo e le vendite sfiorarono il milione di copie.
In Svizzera precursore fu il teologo e sacerdote cattolico Walter Wiesli (1930 . ). Nel 2010 egli realizzò per l’esercito nazionale un cantorale basato sui repertori cattolico, calvinista e riformato. Il manuale è tuttora in uso.
In Italia
Le chiese protestanti italiane hanno realizzato il “Grande innario cristiano” , una raccolta di circa 2.000 canti antichi e moderni; diversa è invece la situazione della Chiesa Cattolica.
La riforma liturgica del Concilio Vaticano II trovò un repertorio in lingua italiana molto limitato. Si crearono allora numerosi canti, ricorrendo talvolta anche alla traduzione o adattamento di brani inglesi, tedeschi o francesi. Una parte veniva dal repertorio cattolico dei vari paesi (es. “Prostrati nella polvere” di Haydn o “Dinnanzi a te Signore” adattato sul “Santo” di Schubert o ancora “Te lodiamo Trinità” del sacerdote cattolico Ignaz Franz). Una parte era però di origine protestante.
In alcuni casi il testo originale venne tradotto, con l’adattamento melodico. L’esempio più celebre è “O capo insanguinato”, traduzione letterale del testo scritto dal pastore luterano Paul Gerhard nel 1656 e basato sul latino “O caput cruentatum”. (a sua volta composto dal cistercense Arnolfo da Lovanio verso il 1240). Il testo venne adattato sulla melodia della canzone profana “Mein Gmuth ist mir verwirret” (I miei sentimenti sono sconvolti) composta nel 1601 dal musicista tedesco Hans Leo Hassler (1564 – 1612)-
In altri casi furono creati testi affini, ma non uguali: ad esempio “Se tu mi accogli padre buono” sull’originale “Chi lascia fare al buon Dio…” del luterano Georg Neumark (1621 – 1681). In altri ancora un nuovo testo venne adattato alla melodia di uno completamente diverso. Un esempio è “Il pane ed il vino allietano la mensa ed il focolare” sull’originale “Ciò che Dio fa è ben fatto” scritto nel 1675 da Samuel Rodigast. (Il testo tedesco, di rassegnazione alla volontà divina, è detto il “Corale del miracolo” perché il musicista Severus Gastorius, che ne compose la melodia mentre era gravemente malato ed in attesa della morte, guarì miracolosamente poche ore dopo averlo fatto. In tutta la Germania si gridò al miracolo). Ancora da ricordare è l’inno eucaristico “Mistero della cena” dell’anglicano Robert de Pearsall
Nell’uso italiano però si eseguono sempre le melodie originali, composte da vari musicisti del XVI e XVII secolo. J.S. Bach ne rielaborò alcune nelle sue cantate o nei suoi corali, ma queste grandiose versioni non sono accessibili al canto dell’assemblea. Le citazioni del suo nome, che compaiono talvolta nei manuali italiani, sono frutto di scarsa documentazione o insufficiente ricerca: sono errate in tutti i casi !
Dal Salterio Ginevrino, composto in francese tra il 1539 ed il 1562 dal riformatore Giovanni Calvino, fondatore del Calvinismo, e da Clément Marot e Théodore de Bèze vennero tradotti letteralmente alcuni testi, libere versioni di salmi. Tra essi i noti “Quanta sete nel mio cuore”, “Tutta la terra canti a Dio” e soprattutto “Noi canteremo gloria a te”. Quest’ultimo, entrato nell’uso inglese con il titolo “The Old Hundredth” viene eseguito quando i reali britannici entrano nell’Abbazia di Westminster. Un ideale ponte canoro tra le tradizioni cattolica, calvinista ed anglicana. Nel complesso però le versioni di canti dell’area protestante entrate nell’uso Italiano non arrivano alla ventina.
Benno Scharf